Voglio raccontarvi un fatto personale vissuto durante la guerra,
al quale non sono mai riuscito a dare una spiegazione.
Ero stato
congedato come militare perché nominato magistrato.
Vennero altre leggi che mi rimettevano sotto le armi,
ma non mi presentai e rimasi per tutto il tempo senza documenti.
Un giorno, terminata un'udienza, dovevo andare a Domodossola.
Presi il treno che, nella stazioncina di Cuzzago,
fece una fermata imprevista.
Dalla mia
comodissima terza classe in legno dolce
mi affacciai e vidi i tedeschi con quelle loro impressionanti
divise.
Il mio primo pensiero, anche se un po' infantile, fu quello
di vedere
se dall'altra parte vi fossero vie d'uscita.
C'era un
tedesco armato di tutto punto che
avrebbe tolto a chiunque l'idea di scappare.
Si erano
già verificati diversi casi in cui delle persone
erano state fermate e, senza apparente motivo, fucilate sul
posto.
Eravamo immobili,
con le spalle al treno,
ognuno con la tessera di riconoscimento in mano.
Vidi avanzare i soldati, fino a quando arrivarono a quello prima
di me.

Giunto il mio turno
non venni considerato
e passarono quindi oltre.
Io non esistevo.
Era come se non ci fossi.
Camminai
lentamente a passi indietro per timore che un movimento brusco
richiamasse la loro attenzione e risalii quei gradini altissimi
della terza classe
quando i tedeschi erano ormai lontani.
Non ho mai saputo
dare una spiegazione a ciò
e mi sono detto che certo mia madre in quel momento
stava pregando il mio angelo custode di assistermi.
Oscar Luigi Scalfaro
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