Durante il coma ho vissuto la presenza di Dio e degli Angeli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Molti, presi dalla rabbia o sconfortati dal dolore mi chiedono
dove sia Dio, che non esiste.
Io sono la prova vivente che Dio esiste così come esistono gli Angeli.
Vi racconto la mia storia.


Tutto è iniziato quando avevo 10 anni.
Quella sera ero a letto con la febbre alta,
mia mamma allarmata chiama la dottoressa,
che visitandomi nota un piccolo soffietto al cuore.
Perciò consiglia di fare un'ecocardiografia.

Mio Padre è proprio un cardiologo.
Dagli accertamenti risulta un fatto inspiegabile:
che sono affetta dal cosiddetto morbo blu.
Una malattia mortale che colpisce i bambini appena nati
se il buco che c'è nel cuore non si chiude entro 24 ore.
A me questo buco non si è chiuso,
ma nessuno dei medici riesce a capire come io sia riuscita a sopravvire
per dieci anni e senza nessun sintomo di insufficienza respiratoria.

Questo è il primo grande miracolo che Dio ha fatto.
Mi ha dato il dono della vita.


Ovviamente dovevo essere operata immediatamente.
Io abito a Ragusa, in Sicilia,
e mio padre non fidandosi delle strutture presenti al sud
decide di portarmi a Bergamo, in una delle cliniche private migliori,
specializzata proprio per il cuore.

Mio padre mi ha operato insieme ad altri medici molto qualificati.
L'operazione era andata alla perfezione e fui portata in sala rianimazione.

In sala rianimazione un'infermiere invece di mettere delle proteine
per l'alimentazione forzata nella soluzione fisiologica,
per sbaglio mette ben quattro dosi di insulina facendomi entrare in coma.

Inutili gli sforzi di mio padre e degli altri medici per risvegliarmi.
Per 15 giorni non ho più dato segni di vita.
Il 15° giorno mio padre non essendo credente,
e non potendomi vedere soffrire decise di staccare la spina
visto che secondo lui era solo una macchina che mi teneva in vita.
Mia madre si oppose con tutte le sue forze,
ma mio padre era deciso.

Alle 6 di pomeriggio mio padre stacca i macchinari,
ma nota subito qualcosa di strano.
Il mio cuore continua a battere anche senza l'ausilio della macchina
e dopo un minuto mi sveglio dal coma.

Ho visto mio padre da quel giorno cambiare da così a così.
Adesso crede in Dio ed è contro l'eutanasia.

La presenza di Dio e degli Angeli io l'ho vissuta durate il coma.
Infatti verso il 7° giorno io vidi entrare nella mia stanza un ragazzo biondo,
con i capelli ricci vestito di bianco e con una fascia d'oro ai fianchi
che mi veniva incontro.

Io in quel momento non sapevo di essere in coma, io
ero esattamente cosciente.
Quel ragazzo mi disse di andare con lui a fare una passeggiata e io andai.

Ricordo che gli chiesi come si chiamava e mi disse che lui
era l'Arcangelo Michele.

 

 

Uscimmo dalla stanza e attraversammo il corridoio dell'ospedale,
ma ricordo che era molto più luminoso e più lungo.
Alla fine del corridoio c'era una porta, che l'angelo ha aperto.
Io rimasi a bocca aperta,
ci ritrovammo in un bellissimo prato fiorito che sembrava senza fine.
Ad un certo punto l'Arcangelo mi disse:

"Segui il sentiero fino alla fine della montagna"

"Tu non vieni?"

gli dissi

 

"Il mio compito è finito, ma non temere non sei sola,
non lo sei mai stata e non lo sarai mai"

Cominciai a camminare e a salire verso la montagna.
Non sentivo però la stanchezza, al contrario un senso di gioia,
mi faceva salire a passo spedito.

Arrivati in cima la mia gioia si tramutò in tristezza infinita.
Mi ritrovai sul calvario.

 

 

Mi ricordo che vedendo Gesù con gli occhi chiusi,
la testa china, scoppiai in un pianto dirotto.

All'improvviso però la mia tristezza si tramutò in felicità immensa.
Il Signore apre gli occhi e mi dice:

"Perchè piangi? io sto bene"

mi sorrise e io gli sorrisi.
Poi mi disse:

"Mi aiuti a scendere per favore?"

Ricodo che gli tolsi i chiodi prima delle mani,
poi dai piedi con delicatezza, cercando di non fargli male.

Gesù mi disse:

"Fin da principio tu hai avuto bisogno di me,
e io ci sono stato e ci sarò per sempre,
oggi io ho avuto bisogno di te e tu mi hai aiutato."

"Io ti ho aiutato?"

gli dissi

"Non sai quanto, piccola mia, vieni adesso torniamo a casa."

Scendemmo dalla montagna ritornammo in ospedale nella mia stanza.
Gesù era seduto accanto al mio letto che mi teneva la mano.
Poi mi disse:

"Io sarò sempre qui che ti tengo la mano,
anche quando tu non mi potrai più vedere"

Queste furono le sue ultime parole.
In quel momento mi sono svegliata.
Da quella volta non ho più rivisto il suo volto,
ma so che come dice lui,
mi tiene sempre per mano e nei momenti di maggiore difficoltà,
io sento questa mano che stringe la mia,
allora sò che non sono da sola e Lui è con me.

Testimonianza ricevuta nel Maggio2006
Elena Lanza, 24 anni, da Ragusa

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